Ancora  oggi, 
troppi  ragazzi  e 
giovani  restano
"isolati",  emarginati, 
tenuti  fuori  dal 
gioco  più
naturale  che 
c'è,  e  a 
tutti  accessibile:  lo 
sport.  I
giovani  vanno 
incoraggiati  a  praticarlo
costantemente  e 
a  lasciare  le 
strade,  spesso
intristite di brutture
e passatempo pericolosi.
Vivere le gioie e le
amarezze della pratica sportiva,
specie in occasione
delle gare, significa apprendere -
senza  accorgersene 
-  i  principi 
più  essenziali  della
vera civiltà di ieri e
di oggi: tendere ad uno scopo di
mero  interesse 
spirituale,  abituarsi  a 
comprendere
che  le 
più  difficili  imprese 
sono  raggiungibili  dalla
persona  quando 
si  prepara  ad 
affrontarle  con
metodo,  con 
tenacia,  con  pazienza, 
"ad  apprezzare
la  bellezza 
di  una  vittoria 
dalla  somma  dei 
sacrifici
che  essa 
è  costata,  a 
conoscere  se  stesso 
nel
successo  e 
nella  sconfitta,  nella 
forza  di  impeto 
e
nella  resistenza",  a 
capire,  allo  stesso 
modo,  il
prossimo  attraverso 
il  confronto,  a  non
sottovalutarsi, a non
rinunciare a priori, ma neppure
a sottovalutare gli
altri e a sopravvalutare se stessi.
Ad  essere 
"positivi", 
insomma,  cavallereschi,  e  a
giudicare l'avversario
non dal risultato ottenuto, ma
secondo  di 
"come"  abbia  vinto 
e  di  "come"  abbia
perduto".
Un'elite  di 
professionisti  sportivi  può 
indurre  a
credere,  soprattutto 
tra  i giovanissimi,  che lo sport
abbia  il 
suo  senso  nello 
spettacolo,  nel  guadagno,
nell'esasperazione  del 
raggiungimento  dei  risultati
agonistici…  La 
funzione  dello  sport 
sociale,  invece,
sta  innanzitutto 
nell'essere  fattore  di 
promozione
umana, di educazione e
di valori autentici.
Francesco De Sanctis,
insigne intellettuale e pioniere
dell'educazione  fisica 
nella  scuola,  in  un
memoarabile discorso
che pronunciò alla Camera dei
Deputati nel 1878,
ebbe a sottolineare - e si noti la
la grande attualità
delle sue parole - che "quando il
corpo  è 
sano  e  forte, 
nasce  nell'uomo  non 
solo  il
coraggio fisico, che è
la cosa più comune, ma ciò che
è  raro, 
anche  il  coraggio 
morale,  e  la 
tempra,  e  il
carattere,  e 
la  sincerità  nella 
condotta,  e
l'abborrimento  delle 
vie  oblique  … 
Noi  non  diamo
ancora  troppa 
importanza  a  questa 
ginnastica
educativa,  la 
quale  ai  giovani 
dà  forza,  grazie 
e
sveltezza al movimento
del corpo".
 

 
