giovedì 8 novembre 2012

GIOVANI & SPORT


Ancora  oggi,  troppi  ragazzi  e  giovani  restano
"isolati",  emarginati,  tenuti  fuori  dal  gioco  più
naturale  che  c'è,  e  a  tutti  accessibile:  lo  sport.  I
giovani  vanno  incoraggiati  a  praticarlo
costantemente  e  a  lasciare  le  strade,  spesso
intristite di brutture e passatempo pericolosi.
Vivere le gioie e le amarezze della pratica sportiva,
specie in occasione delle gare, significa apprendere -
senza  accorgersene  -  i  principi  più  essenziali  della
vera civiltà di ieri e di oggi: tendere ad uno scopo di
mero  interesse  spirituale,  abituarsi  a  comprendere
che  le  più  difficili  imprese  sono  raggiungibili  dalla
persona  quando  si  prepara  ad  affrontarle  con
metodo,  con  tenacia,  con  pazienza,  "ad  apprezzare
la  bellezza  di  una  vittoria  dalla  somma  dei  sacrifici
che  essa  è  costata,  a  conoscere  se  stesso  nel
successo  e  nella  sconfitta,  nella  forza  di  impeto  e
nella  resistenza",  a  capire,  allo  stesso  modo,  il
prossimo  attraverso  il  confronto,  a  non
sottovalutarsi, a non rinunciare a priori, ma neppure
a sottovalutare gli altri e a sopravvalutare se stessi.
Ad  essere  "positivi",  insomma,  cavallereschi,  e  a
giudicare l'avversario non dal risultato ottenuto, ma
secondo  di  "come"  abbia  vinto  e  di  "come"  abbia
perduto".
Un'elite  di  professionisti  sportivi  può  indurre  a
credere,  soprattutto  tra  i giovanissimi,  che lo sport
abbia  il  suo  senso  nello  spettacolo,  nel  guadagno,
nell'esasperazione  del  raggiungimento  dei  risultati
agonistici…  La  funzione  dello  sport  sociale,  invece,
sta  innanzitutto  nell'essere  fattore  di  promozione
umana, di educazione e di valori autentici.
Francesco De Sanctis, insigne intellettuale e pioniere
dell'educazione  fisica  nella  scuola,  in  un
memoarabile discorso che pronunciò alla Camera dei
Deputati nel 1878, ebbe a sottolineare - e si noti la
la grande attualità delle sue parole - che "quando il
corpo  è  sano  e  forte,  nasce  nell'uomo  non  solo  il
coraggio fisico, che è la cosa più comune, ma ciò che
è  raro,  anche  il  coraggio  morale,  e  la  tempra,  e  il
carattere,  e  la  sincerità  nella  condotta,  e
l'abborrimento  delle  vie  oblique  …  Noi  non  diamo
ancora  troppa  importanza  a  questa  ginnastica
educativa,  la  quale  ai  giovani  dà  forza,  grazie  e
sveltezza al movimento del corpo".

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